PALAZZOTTO BARONALE All'interno di uno spazio di non più di un centinaio di metri quadrati si apre il portale del Palazzotto baronale, che una volta fu il castello della famiglia Dalla Posta, poi dei Cantelmo, dei Sancia, dei Carafa e dei Pagano e che fu totalmente trasformato nell’Ottocento post-unitario.
In prossimità dello stesso una torre circolare angioina; è l’ultima rimasta del sistema di difesa castellano, con la parte apicale troncata per fare da terrazza. Due piccolissime feritoie settecentesche oggi ricordano che questi palazzotti, finite le contese feudali, erano importanti per la difesa dai briganti. Particolare interesse architettonico riveste un campanile, quadrato nel suo impianto e con l’accesso diretto sulla piazzetta del paese, sembra tirarsi fuori del perimetro per allungarsi su due registri e permettere così alle campane di essere la voce più alta del paese, anche più di quella del castello. Questo campanile, secondo la tradizione longobarda, non è attaccato alla chiesa, ma ne costituisce il riferimento sicuro per ricordare a tutti che i titolari di quel luogo (cosa abbastanza insolita) sono i santi apostoli Simone e Giuda Taddeo. Osservando la sua facciata ottocentesca ed il suo portale neoclassico del 1870, con il timpano arricchito da metope e triglifi, è evidente che il muro che la collega al campanile è opera più recente e che una volta il campanile era quasi al centro dello spazio pubblico.
In prossimità dello stesso una torre circolare angioina; è l’ultima rimasta del sistema di difesa castellano, con la parte apicale troncata per fare da terrazza. Due piccolissime feritoie settecentesche oggi ricordano che questi palazzotti, finite le contese feudali, erano importanti per la difesa dai briganti. Particolare interesse architettonico riveste un campanile, quadrato nel suo impianto e con l’accesso diretto sulla piazzetta del paese, sembra tirarsi fuori del perimetro per allungarsi su due registri e permettere così alle campane di essere la voce più alta del paese, anche più di quella del castello. Questo campanile, secondo la tradizione longobarda, non è attaccato alla chiesa, ma ne costituisce il riferimento sicuro per ricordare a tutti che i titolari di quel luogo (cosa abbastanza insolita) sono i santi apostoli Simone e Giuda Taddeo. Osservando la sua facciata ottocentesca ed il suo portale neoclassico del 1870, con il timpano arricchito da metope e triglifi, è evidente che il muro che la collega al campanile è opera più recente e che una volta il campanile era quasi al centro dello spazio pubblico.
CHIESA MADRE SANTI SIMONE E GIUDA
Interessante anche la Chiesa Madre intitolata ai Santi Simone e Giuda: una chiesa molto particolare, a pianta centrale ma a tre navate. Chi impiantò la costruzione sembra che abbia ragionato in funzione delle statue dei santi, seguendo la rigida logica bizantina secondo cui più volte è rappresentato il simulacro del sacro, più volte il sacro è presente attraverso il suo simulacro. Sull’altare centrale le nicchie di S. Rocco e di Maria Vergine. Ulteriore statua di S. Rocco è visibile su un altro altare. Nella navata di destra e anche in quella di sinistra la statua di S. Lucia. E poi S. Vincenzo Ferreri con il capo fiammeggiante e la sua regola nella mano sinistra. In una nicchia S. Michele Arcangelo calpesta il diavolo, quasi di fronte la Madonna Addolorata sta nel suo abito nero con il cuore trafitto. Dall’altra parte la Madonna della Libera è ferma nel suo abito bianco mentre mostra ai fedeli le mani aperte segnate da una croce. Non manca l’antico organo che si intravede sulla cantoria sorretta da due bellissime colonne di legno a torciglione, decorate da viticci e convolvoli. La Chiesa Madre è stata chiusa per 43 anni. La riapertura il 18 agosto 2013, considerata una vera e propria festa, ha coinvolto tutta la comunità Castelverrinese e numerosi amici di paesi limitrofi. Bello e commovente è stato il prologo della processione che dalla Chiesetta della Madonna della Libera ha raggiunto il caratteristico centro storico del Paese, sede della restaurata Chiesa dei SS. Simone e Giuda. Dopo il rito d’ingresso, il Vescovo della Diocesi di Trivento S. E. Mons. Domenico Angelo Scotti, ha riconsegnato simbolicamente le chiavi della Chiesa al Parroco Don Paolo Del Papa, che da qualche anno coordina le attività dell'antica parrocchia; ha benedetto l’acqua per aspergere l’assemblea, le pareti e l’altare in segno di purificazione.
Nella chiesa Madre è presente un dipinto di Federico Pelorosso, eseguito nel 1934 e raffigurante Sant’Emidio vescovo di Ascoli Piceno, protettore del paese dai terremoti. Si racconta che fu la popolazione a volerlo dopo averne scampato il pericolo. L’artista nacque a Castelverrino e sordomuto dalla nascita, trascorse parta della sua vita in Argentina; dotato di straordinarie capacità, in paese si ricorda la sua magia, quando stendeva un telo contro il muro proiettandovi immagini che all’istatnte ritraeva fra lo stupore generale.
CHIESA MADONNA DELLA LIBERA
In questa chiesetta ogni anno, l'8 settembre, si celebrano i festeggiamenti in onore della Madonna della Libera.
In questa chiesetta ogni anno, l'8 settembre, si celebrano i festeggiamenti in onore della Madonna della Libera.
L’origine della Chiesa è riconducibile all’epoca pre-cristiana; nel 1915 la struttura risultava abbandonata e già da lungo tempo chiusa al culto. Testimonianze di anziani mostrano che gli ultimi resti della stessa furono abbattuti dai tedeschi, i quali si impadronirono anche delle campane. Della struttura originaria resta una pietra incastonata nella cappella di recente costruzione che oggi sorge sul suolo di quella antica. La ricostruzione fu promossa dall’Avv. Marinelli Alfonso, in devozione e ricordo del padre; è stata riaperta al culto nel 2002.
CHIESA DI SANTA LUCIA
Il portale e le finestre in stile gotico mostrano le antiche origini di questo piccolo oratorio, distante tre chilometri dal centro abitato di Agnone; la chiesa è collocata in prossimità del fiume Verrino,e veniva ricordata così dal G.V Ciarlanti, arciprete della cattedrale di Isernia nel 1644: "Castelluccio presso Agnone e il Casale di Santa Lucia di Verrino stavano nel 1316 sotto il dominio di Simone della Posta per lo cui casale litigava con Filippo, figliuolo di Andrea d'Isernia il quale pretendeva che fosse della sua Badia di Santa Lucia in Verrino....".